di Luca Molinari Utilizzare l’Intelligenza Artificiale per valorizzare il patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna.…
Intelligenza artificiale ora l’Italia ha una legge. Pollicino: «La sfida è trasformarla in prassi»
«L’Italia diventa il primo Paese a dare forma interna a principi che, a livello europeo, erano regolati ancora a livello di cornice generale»
L’Italia ha una legge sull’Intelligenza artificiale. Il traguardo è stato tagliato due giorni fa con l’approvazione al Senato ( 77 voti a favore, 55 contrari e 2 astenuti) del Ddl recante disposizioni e delega al Governo in materia di Intelligenza artificiale, collegato alla manovra di finanza pubblica. Il Disegno di legge, varato dal Consiglio dei ministri nell’aprile 2024, era stato già approvato con modifiche dalla Camera. Il testo contiene 28 articoli e detta i «princìpi in materia di ricerca, sperimentazione, sviluppo, adozione e applicazione di sistemi e di modelli» di IA. Inoltre, «promuove un utilizzo corretto, trasparente e responsabile, in una dimensione antropocentrica, dell’Intelligenza artificiale, volto a coglierne le opportunità» e «garantisce la vigilanza sui rischi economici e sociali e sull’impatto sui diritti fondamentali».
Il percorso parlamentare non termina con l’approvazione di Palazzo Madama. Anzi, come dice al Dubbio il professor Oreste Pollicino ( ordinario di Diritto costituzionale e regolamentazione dell’Intelligenza artificiale nell’Università Bocconi e presidente del Centro Digital constitutionalism and Policy di Bruxelles), ora emergono «tre priorità». «La prima – evidenzia Pollicino – è garantire che i decreti di attuazione non si perdano in ritardi e resistenze burocratiche. La seconda è rafforzare le competenze di chi dovrà applicare la legge, nelle istituzioni e nelle imprese. La terza è fissare criteri comuni per misurare affidabilità, robustezza e impatto sui diritti, soprattutto negli agenti. Se si riesce a trasformare la norma in prassi condivisa, l’Italia potrà dimostrare che il costituzionalismo digitale non è solo un’etichetta accademica, ma un modo concreto di rendere compatibile l’innovazione con la legittimazione democratica».
Articoli correlati
La nona lettura annuale della Fondazione Giovanni Valcavi per l’Università degli Studi dell’Insubria è stata…
La Commissione europea ha avviato una consultazione sul Digital Fairness Act, destinato a colmare i…
