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Luciano Floridi ci spiega cosa c’è di antico nell’intelligenza artificiale.

“Siamo noi che adattiamo il mondo alle macchine, non viceversa. Nell’AI è presente la tradizione filosofica greca. La differenza con l’intelligenza umana? I computer sono più bravi, ma noi sappiamo adattarci meglio”. Chiacchierata con il filosofo di Oxford.

Sullo sfondo virtuale dei manoscritti della Biblioteca Bodleiana di Oxford, Luciano Floridi*, reduce dalla giornata in accademia, ci dà appuntamento al tramonto su Google Meet. Con Federico Cabitza è autore di Intelligenza Artificiale. L’uso delle nuove macchine (Bompiani, 192 pp., 12 euro), saggio da cui trae spunto questa chiacchierata, partita dai piani alti del trascendente… “Quello che ha fatto madre natura per farci fare questa conversazione è straordinario” dice Floridi. “Per ogni passo avanti la scienza apre scenari stupefacenti, e un qualche dubbio che tutto ciò non sia casuale, io – da agnostico – lo capisco. Che ci sia dietro un architetto sembra quasi ragionevole”.

 

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* Luciano Floridi, membro del Comitato Scientifico di IAIC e Ordinario di Filosofia ed etica dell’Informazione Università di Oxford

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