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Arriva la stretta della California sui deepfake elettorali

Se soltanto qualche tempo fa si fosse letto di una normativa statunitense, più precisamente adottata dallo stato della California, che avesse provato a limitare l’utilizzo dei deepfake nella stagione elettorale imponendo obblighi di rimozione piuttosto significativi nei confronti delle grandi piattaforme digitali, si sarebbe pensato ad un pesce d’Aprile.

di Oreste Pollicino*

 

*Socio fondatore di IAIC

 

Se soltanto qualche tempo fa si fosse letto di una normativa statunitense, più precisamente adottata dallo stato della California, che avesse provato a limitare l’utilizzo dei deepfake nella stagione elettorale imponendo obblighi di rimozione piuttosto significativi nei confronti delle grandi piattaforme digitali, si sarebbe pensato ad un pesce d’Aprile.

Impossibile pensare realisticamente ad una regolamentazione, da una parte, così intrusiva nei confronti di dette piattaforme che, in forza di una normativa adottata quasi 30 anni fa, di fatto ancora godono di una sorta di una immunità per i contenuti da esse ospitati, e dall’altra che sia in grado di limitare, almeno nel contesto costituzionale americano in cui la libertà di espressione ha un ambito di applicazione (e protezione) sconfinata, il Primo Emendamento.

 

 

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