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Tim, Kkr e il pericolo dello stallo. L’analisi di Bassan

Se sarà lanciata un’Opa, sarà il mercato ad avere l’ultima parola, e il governo dovrà dire la sua su sicurezza e occupazione. Ma a certe condizioni, economiche e tecniche, l’operazione Tim-Kkr conviene quasi a tutti. La versione di Fabio Bassan*, professore di Diritto internazionale dell’Economia all’Università Roma Tre.

Tim è uno dei misteri italiani. Dalla privatizzazione con il suo ‘nocciolo duro’ si è passati ai capitani coraggiosi, che l’hanno acquistata a debito. Un modello, il leveraged byout, che presuppone che le parti valgano più del tutto, ed è compatibile solo con una vendita delle singole parti, che ripagano il debito e remunerano l’intrapresa. Non è stato fatto all’epoca, e la società è stata venduta dopo soli due anni. Nuovo acquirente, nuova ‘leva’.

A partire da quella data, la società non era di fatto più gestibile: in un mercato ad alta tecnologia con pressione concorrenziale crescente, il costo del debito impediva sia la remunerazione degli azionisti sia quegli investimenti che la rivoluzione tecnologica permanente rendeva necessari.

 

 

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*membro del Comitato Scientifico di IAIC

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