Ieri è stato una sorta AI Monday per gli Stati Uniti. Non si può ancora però parlare, per quanto si dirà di un Washington effect contrapposto al Bruxelles effect.
Il presidente Joe Biden ha adottato un provvedimento peraltro annunciato da qualche tempo, l’AI executive order, che costituisce la prima iniziativa, quanto a opzioni di regolamentazioni dell’intelligenza artificiale, nella storia statunitense di ordine quanto meno parzialmente vincolante, e non (totalmente) basato sulle buone intenzioni e impegni volontari delle grandi piattaforme. Sicuramente dunque un cambio di marcia.
La Casa Bianca nel commentare detto cambio si è forse fatta prendere un po’ troppo dall’entusiasmo dichiarando come l’executive order in questione rappresenterebbe “the strongest set of actions any government in the world has ever taken on AI safety, security, and trust”.
Non ci sono dubbi che l’AI Act europeo sia assai più vincolante e incisivo, forse eccessivamente, come si è scritto su queste pagine, in merito al rischio di una pietrificazione della tecnologia.
In questa sede, in ogni caso, l’esercizio di identificare la legislazione più rigorosa sul tema sarebbe nel migliore dei casi poco utile e nel peggiore fuorviante, in quanto, per l’appunto, non si sta commentando, lato Usa, una legge ma un decreto presidenziale. Quest’ultimo contiene sia obblighi (pochi) che linee guida (moltissime) e va sicuramente oltre il modello preesistente di self-regulation. Executive order che è stato adottato proprio perché la proposta bipartisian del Congresso di cui si è parlato nelle lettere precedenti, assai ambiziosa nel prevedere un organismo indipendente di supervisione ed una forma di responsabilità per i produttori di AI, rischia di essere lettera morta per l’eccessivo grado di polarizzazione dell’organo legislativo statunitense.