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Oltre il parassitismo editoriale, con trasparenza e Fair play

Oltre il parassitismo editoriale, con trasparenza e Fair play

Secondo alcune fonti il New York Times (NYT) avrebbe discusso per settimane con Open AI un accordo di licenza per l’utilizzo dei materiali del NYT nel repertorio dell’Intelligenza Artificiale (AI) ChatGPT.

di Gabriele CuonzoOreste Pollicino (socio fondatore di IAIC) e Flavia Scarpellini

 

 

 

Secondo alcune fonti il New York Times (NYT) avrebbe discusso per settimane con Open AI un accordo di licenza per l’utilizzo dei materiali del NYT nel repertorio dell’Intelligenza Artificiale (AI) ChatGPT. Le trattative non sarebbero andate a buon fine. Il NYT starebbe, quindi, valutando di intentare una causa contro Open AI per l’utilizzo da parte di ChatGPT dei suoi materiali. La vicenda si inserisce nell’aumento dei contenziosi che ha portato negli Stati Uniti molti produttori di AI nelle aule del Tribunale per violazione del copyright altrui.

Nel tentativo di scongiurare altre cause milionarie, proprio Open AI ha raggiunto di recente un accordo con Associated Press per l’uso degli articoli dei suoi associati. La prima questione che sembrerebbe, d’istinto, porre la notizia è se sia verosimile o quantomeno ragionevole che l’autorevolissimo NYT abbia motivo di ritenere, quanto meno in base ai pochi dettagli disponibili, che ChatGPT potrebbe diventare un suo concorrente diretto ove potesse utilizzare il materiale dei suoi archivi. I suoi lettori invece che visitare il suo sito si limiterebbero ad interrogare ChatGPT? La domanda, ad uno sguardo più approfondito, sarebbe in realtà mal posta. Il tema non è tanto quello della percezione di una concorrenza diretta ma di una sorta di parassitismo, rispetto ai contenuti editoriali, che i nuovi meccanismi di intelligenza artificiale di natura fondativa sembrano avere quasi per DNA, sicuramente in modo assai più significativo rispetto a quanto accade sinora con i motori di ricerca. D’altra parte è chiaro che tutti i giocatori di questa partita devono essere valorizzati: essere riconosciuti come autori (trasparenza) e trovare il compenso per la propria opera e/o per il proprio pregresso investimento (si pensi ad esempio, per restare nel settore dell’editoria, all’equo compenso ora riconosciuto agli editori per l’utilizzo online delle pubblicazioni di carattere giornalistico in base alla nostra legge sul diritto d’autore).

 

 

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