skip to Main Content

L’IA in consiglio di amministrazione: ecco “l’algo-governance”

di

Valeria Falce

Jean Monnet Professor of EU Innovation Policy; Professor in Digital Transformation and AI Policy; Ordinario di diritto dell’economia nell’Università Europea di Roma e Direttore ICPC – Innovation, Regulation and Competition Policy Centre

Cecilia Sertoli

Dottoranda, ICPC-Innovation, Regulation and Competition Policy Centre, Università Europea di Roma

 

 

IA e nuove tecnologie al momento sono in grado di coadiuvare ma non sostituire le funzioni sociali affidate, nell’ambito della struttura corporativa societaria, agli organi di amministrazione e controllo. Ma il contributo offerto è comunque prezioso in diversi ambiti. Vediamo quali

La corporate governance beneficia del processo di innovazione disruptive in molti modi[1].

Le imprese non si avvalgono delle nuove tecnologie solo per la produzione e la distribuzione, ma anche per la gestione e per il controllo, per migliorare la propria performance sul mercato e migliorare processi e meccanismi decisionali all’interno.

Per quanto in dottrina siano state prospettate audaci previsioni quali quella di un consiglio di amministrazione costituito da uno o più sistemi di intelligenza artificiale (il così detto Roboboard)[2] e quella di un consiglio di amministrazione ibrido, formato da amministratori umani e da sistemi di IA (i così detti Robodirectors)[3], tali proposte risultano ancora lontane dalla realtà, da un lato, per i limiti di diritto positivo e, dall’altro, per l’“opacità” dei sistemi (black box) in cui l’output generato non può essere verificato nei processi e passaggi, e quindi motivato. Allo stato, insomma, IA e nuove tecnologie sono in grado di coadiuvare ma non sostituire le funzioni sociali affidate, nell’ambito della struttura corporativa societaria, agli organi di amministrazione e controllo. Il contributo offerto è comunque prezioso in termini di:

  • integrazione dell’attività istruttoria, che presuppone una serie di operazioni strumentali all’assunzione di decisioni più informate ed efficienti che ben si prestano ad essere svolte da sistemi di IA;
  • predizione automatizzata a supporto dell’indirizzo strategico e delle scelte gestorie cui è chiamato il board, attraverso l’acquisizione e poi l’elaborazione di dati e soluzioni, che si correggono da sole e valutando in tempo reale rischi ed opportunità;
  • attività di corporate reporting, dal momento che il valore aggiunto che le nuove tecnologie comportano consiste proprio nella agilità con cui i sistemi di IA raccolgono, analizzano e aggregano i dati e nella velocità con cui da questi generano dei report[4];
  • compliance, grazie alla capacità propria del sistema di monitorare il panorama normativo con la possibilità di notificare in tempo reale le singole novità legislative;
  • produzione e gestione dei flussi informativi interni: si pensi, ad esempio, all’informativa pre-consiliare e, più in generale, alla protezione dei dati, dal momento che le informazioni trasmesse in ambito societario spesso contengono informazioni di particolare rilevanza (è il caso anzitutto di quelle privilegiate);
  • autovalutazione del board;
  • identificazione dei “migliori candidati” in caso di cooptazione o anche, più in generale, di nomina e di predisposizione della lista da parte del consiglio di amministrazione uscente;
  • gestione del dialogo con gli azionisti e la partecipazione di questi ultimi alla vita sociale e societaria, oggi sempre più centrale, assicurandoo la partecipazione a livello diffuso e capillare (fino alla c.d. platform governance e alla community-driven governance).

 

Leggi l’articolo completo su Agenda Digitale

Back To Top